Quando andai in Thailandia era Gennaio del 2014. Dopo un anno veramente difficile e molto pesante, a causa di vari motivi personali, si prospettava un anno pieno di viaggi dove la mia maggiore compagnia sarei stato io stesso. Era iniziato tutto con la chiusura dell'anno in Inghilterra poi, appunto, la Thailandia a gennaio, sarei rientrato in Italia per tre giorni e poi ci sarebbe stata la Spagna (la mia seconda casa per sei mesi), il Marocco e l'Ungheria. Più di centomila chilometri in aereo, tre continenti, quattro nazioni, undici città. Un anno spettacolare...ma questo, ancora, non lo sapevo.
Sentivo che la Thailandia fosse un segno del destino. Non l'avevo nemmeno calcolato, pensato, programmato. Eppure, eccomi a sette ore di fuso orario da casa felice come non mai.
Dopo un viaggio di 17 ore con due ore di scalo ad Hong Kong, finalmente, arrivo a Bangkok. Inutile constatare il fatto che sono partito da Milano con 4°C e sono arrivato a Bangkok con più di 25°C. A parte questo, Net (la mia guida), che avev aspettato pazientemente al ritiro bagagli mentre io cercavo di sbarazzarmi degli abiti pesanti per qualcosa di più leggero, mi accoglie con il sorriso più caloroso che avessi mai visto: era la cartolina umana della Thailandia. Sì, perché, la Thailandia avrà tanti difetti: ad esempio quello di voler piacere a tutti i costi alla cultura occidentale perché,vVuoi per la povertà, vuoi la globalizzazione, sta di fatto che è la prima meta per turismo sessuale di maggiorenni e, purtroppo, anche minorenni.
A parte questo, in quei sei giorni a Bangkok, ho potuto scoprire una bontà nelle persone che in occidente, e lo dico a malincuore, possiamo scordarci. Sembrerò esagerato ma vi assicuro che sto cercando di essere il più oggettivo possibile. I thailandesi sono un popolo meraviglioso: sono poveri, poverissimi (una cena per due con vino, antipasti, primi e secondi per la modica cifra di 2,30€), eppure trovano sempre qualcosa da offrirti, trovano sempre un buon motivo per aiutarti e sorriderti, dirti che sei il benvenuto ed essere a tua completa disposizione. E quando provi a lasciare una mancia loro ti faranno storie perché la mancia "è troppa". Già.
A Bangkok, quindi, inizio il mio "percorso spirituale" nei templi del Palazzo Reale anche se troppo pieni di turisti come me. Fortunatamente, un signore mi indica (per cercare di "truffarmi" - ma niente di grave, ne parlerò in un altro post) il tempio del Buddha Nero, un pò fuori mano ma non tanto lontano dal Palazzo Reale. Il tempio è piccolino, silenziosissimo e, soprattutto, non c'è nessuno. Che voi siate di un'altra religione non ha importanza, in un tempio vi sentite subito a casa. Immediatamente.
Purtroppo non posso spiegare a parole tutte le sensazioni che sprigiona una camminata fuori Bangkok o nella foresta ad un centinaio di chilometri da Chiang Mai: i piedi scalzi nei templi, la natura incontaminata, abbracciare una tigre, parlare con un monaco che non
parla un'altra lingua al di fuori del thailandese, ascoltare i barriti degli elefanti, andare al villaggio Yapa della Tribù Padaung (le cd Donne Giraffa) e incontrare un'orfana di 6 anni che bada da sola alla sua casa...
parla un'altra lingua al di fuori del thailandese, ascoltare i barriti degli elefanti, andare al villaggio Yapa della Tribù Padaung (le cd Donne Giraffa) e incontrare un'orfana di 6 anni che bada da sola alla sua casa...
Non basterebbero dieci anni per la Thailandia. La Thailandia va scoperta col cuore in mano, con gli occhi di un bambino e sulle proprie gambe. Evitate posti turistici che, per quanto bellissimi, non vi faranno mai scoprire in pieno questo bellissimo Paese.
Andateci!