Come sappiamo, il 27 Gennaio, a pochi giorni dal suo insediamento, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo che ha previsto la sospensione, per tre mesi, dell'ingresso negli Stati Uniti a cittadini provenienti da sette paesi, anche se in possesso di regolari permessi di soggiorno e visti di ingresso. In più, l'ordine esecutivo, prevedere la sospensione, per quattro mesi, del programma di ricollocamento dei profughi.
Un ordine esecutivo che, senza dubbio, è illegale e, molto probabilmente, incostituzionale, il quale ha sollevato non poche proteste a poche ore dalla sua emanazione: ben sedici procuratori generali hanno annunciato che indagheranno sulla costituzionalità del decreto. In tutto il Paese, e in tutto il mondo, sono scoppiate immediatamente proteste contro il Muslim Ban: l'atto esecutivo che ha portato all'arresto di centinaia di persone negli aeroporti a stelle e strisce.
Inutile constatare come il presente atto, già come precedentemente successo durante la campagna elettorale di Donal Trump, ha causato la crescita d'odio e razzismo in fanatici non solo negli Stati Uniti: si pensi all'attentato in Québec, Canada, avvenuto dopo poche ore dalla dichiarazione di Justin Trudeau in cui affermava di voler accogliere i profughi siriani respinti da Washington, in cui una persona è entrata in un centro culturale islamico e ha aperto il fuoco contro i fedeli uccidendo sei persone.
La violenza, l'ignoranza e l'arbitrarietà dell'atto hanno anche portato alla proliferazione di aspre critiche ufficiali da parte dei maggiori esponenti politici di tutto il mondo. Angela Merkel ha detto a Trump, durante una telefonata: "tutti i firmatari della convenzione di Ginevra devono accogliere i profughi sulla base di princìpi umanitari. La lotta al terrorismo non giustifica i pregiudizi verso persone di una determinata origine". Paolo Gentiloni, in un tweet: "L'Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell'Europa". E così via per tutti gli altri personaggi politici di spicco - eccetto per il massimo esponente del populismo italiano, padron della ruspolitica, amministratore delegato della società #unafelpaperognioccasione s.r.l., Matteo Salvini - . Qui il suo tweet infelice:
#TRUMP: "Gli immigrati di sette paesi islamici non potranno entrare negli USA per i prossimi tre mesi". Razzista? No, semplicemente GRANDE.— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 28 gennaio 2017
E ancora:
UE, Onu, Merkel, Soros, Renzi e Gentiloni, Starbucks, giudici, islamici di mezzo mondo. Tutti contro #Trump. Come si fa a non volergli bene?— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 30 gennaio 2017
...dopo essermi asciugato gli occhi che sanguinavano, torniamo alle cose serie.
Tutto il mondo, l'Europa in particolar modo, si è schierata contro la politica di Trump e il suo Trumpismo (da qualche giorno da me usato per definire tutto quello che è palesemente contro diritto).
Tutto il mondo, l'Europa in particolar modo, si è schierata contro la politica di Trump e il suo Trumpismo (da qualche giorno da me usato per definire tutto quello che è palesemente contro diritto).
Questo potrebbe auspicare ad un cambio di rotta della politica europea. O, almeno, si spera.
Come riporta Annalisa Camilli su Internazionale.it:
"Il 25 gennaio il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, insieme al commissario all’interno e all’immigrazione Dimitri Avramopoulos e alla rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, hanno anticipato il piano che sarà proposto dalla Commissione ai capi di stato e di governo nel vertice della Valletta. Il progetto presentato a fine gennaio sarà proprio il punto di partenza della discussione.
La priorità dell’Unione europea è chiudere la rotta del Mediterraneo centrale che dalla Libia permette a migliaia di persone di arrivare in Europa via mare e affidare ai libici i respingimenti in mare per conto degli europei, pratica già condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo nel 2012, quando a operare i respingimenti in mare era stata l’Italia.
I quattro punti del piano
Per raggiungere questo obiettivo, l’azione di Bruxelles si concentrerà su quattro punti. Il primo è il finanziamento e l’addestramento della guardia costiera libica, già cominciato con l’operazione Sophia del dispositivo militare EunavforMed, a cui sarà affidato il compito di pattugliare le acque territoriali del paese nordafricano per fermare la partenza delle imbarcazioni dei migranti e, di fatto, respingerle per conto degli europei.Il secondo è il finanziamento dei centri di detenzione per migranti in Libia, a cui avranno accesso anche autorità internazionali, come l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim); il terzo punto è la chiusura della frontiera meridionale della Libia, quella con il Niger da cui passa la maggior parte dei migranti diretti in Europa.
Il quarto punto è il rafforzamento dei programmi di rimpatrio volontario che sono già operativi in Europa e che sarebbero estesi anche ai migranti che si trovano in Libia. I migranti saranno spinti con degli incentivi economici a tornare nei loro paesi d’origine, prima di intraprendere la traversata del Mediterraneo. In un documento informale del 17 gennaio, firmato dal premier maltese Joseph Muscat, a cui spetta la presidenza del semestre europeo, si parlava di una “line of protection”, un blocco navale costituito dalle unità della guardia costiera libica in collaborazione con la nuova guardia di frontiera europea.
Le autorità maltesi avrebbero voluto, inoltre, che l’Europa stipulasse un accordo con la Libia e con altri paesi nordafricani come Algeria ed Egitto simile a quello concluso da Bruxelles con Ankara nel marzo del 2016. Ma sia Mogherini sia Avramopoulos hanno escluso questa possibilità con la Libia perché il governo di unità nazionale guidato da Fayez al Sarraj non ha il controllo del paese e il contesto libico è ancora caotico e conflittuale. A ben guardare, infatti, è proprio l’instabilità della Libia a mettere in discussione l’intero progetto di Bruxelles, difficilmente realizzabile senza un partner locale stabile che abbia il pieno controllo del territorio.
Duecento milioni di euro è la cifra che dovrebbe essere stanziata per chiudere la rotta del Mediterraneo centrale, secondo quanto annunciato il 25 gennaio, fondi che si vanno ad aggiungere ai sei miliardi stanziati per l’accordo sui migranti stipulato con Ankara".
La situazione a cui stiamo assistendo in Europa, quindi, non è poi tanto diversa da quella che è già stata intrapresa dagli Stati Uniti: la militarizzazione delle frontiere, con la relativa chiusura, comporterà un aumento della violenza, delle violazioni dei diritti umani e l'aumento dei migranti morti nel tentativo di superare il confine.
Decisamente, questi duecento milioni di euro, potrebbero essere destinati per tutt'altro: in accoglienza e recupero dei profughi bloccati in terra ellenica e nei paesi balcanici, nella riforma del regolamento di Dublino sull'asilo, nella creazione di centri di accoglienza adatti e centralizzati, assistenza a minori stranieri non accompagnati, nella organizzazione di canali dedicati e controllati dei migranti. In qualsiasi cosa che non violi i diritti umani e che, quindi, non sia illegittimo e, di conseguenza, completamente inutile.