"Per favore, mamma e papà, non distruggete il mio futuro"



































"Quindi, per favore, mamma e papà, non distruggete il mio futuro. Non distruggete la cosa più bella che ci avete lasciato. Non allontanatemi dalla mia comunità, che è la mia nazione, che è la mia città"





Chi scrive è un cittadino

Sono nato verso la fine degli anni ’80 in un posto che non è mai stato molto considerato da nessuno. Nella mia città, cosi piccola da chiedersi come faccia ad essere capoluogo di regione, è difficile trovare qualcuno cui piaccia parlare di un contesto più grande da quelli che sono i confini del proprio comune.

E’ comunque una città. Una delle tante che si perde nel territorio Nazionale. Così piccola da potersi girare in un solo giorno; così male organizzata da doverla, necessariamente, girare in auto; così male abituata che la parte nord e quella sud si identificano con nomi diversi. E’ comunque la mia città.

Chi scrive è un cittadino italiano.

Sono nato verso la fine degli anni ’80 in una nazione che è conosciuta da chiunque. Nella mia nazione, così originale nella forma da chiedersi se sia stata plasmata dall’Universo in persona, è difficile trovare qualcuno cui piaccia parlare serenamente di un contesto più grande da quelli che sono i confini nazionali.

E’ comunque una nazione. Una nazione che tutto il mondo sa indicare su una cartina. Così meravigliosa che sarebbe impossibile girarla in una sola vita; così male organizzata da doverla, necessariamente, soprattutto in alcune zone, girarla in auto; così male abituata che la parte nord e quella sud si identificano con nomi diversi. E’ comunque la mia nazione.

Chi scrive è un cittadino europeo.

Sono nato verso la fine degli anni ’80 in una comunità di stati di nuova concezione. Nella mia comunità, così giovane e accattivante - forse di concezione ancora un po’ astratta -, è difficile trovare qualcuno che non faccia fatica a parlare di un contesto più grande da quelli che sono i confini nazionali.

E’ comunque una comunità. Una comunità di cui non tutti conoscono bene i confini o sanno dire da quanti stati è composta. Così bella come idea che potrebbe diventare l’entità più bella mai stata creata dagli uomini; così ben costruita da poter unire tutti gli Stati che la formano sotto un unico governo per sempre; così ben collegata da poterla girare tutta senza problemi; così male abituata a far parlare di sé che i singoli cittadini pensano sia una cosa orrenda e senza scrupoli. E’ comunque la mia comunità.

E’ comunque la comunità che ci ha permesso di viaggiare in lungo e in largo senza il minimo problema. E’ comunque la comunità che ha permesso che singoli Stati, anche molto diversi da loro, si siano uniformati - così da farci sentire a casa anche quando varchiamo il confine - . E’ quella comunità che ci ha racchiusi tutti sotto un unico passaporto e un’unica bandiera. Quella comunità che ci permette di andare altrove per trovare lavoro. Che ci protegge in tutte le sue forme quando siamo al di fuori dei nostri confini.

E’ una comunità che, timidamente, decide di non riconoscere i suoi pieni poteri ma, bensì, di sottostare a quelli che sono i singoli interessi e poteri nazionali. Una comunità in mano a persone che non hanno una visione del futuro (a differenza, invece, di chi quella comunità l’ha creata).

Forse non siamo pronti a quello che, questa meraviglia, ha da offrirci. Forse non ci meritiamo tutta questa bellezza. Perché non siamo in grado di guardare al futuro. Perché, probabilmente, è lei che non si fa guardare. Che si nasconde, che si sottrae alle domande incuriosite delle persone.

E continua a non prendere le redini in mano: si accontenta di accaparrarsi soltanto gli argomenti economici - quegli stessi argomenti che ai cittadini non è dato conoscere o, perlomeno, a cui i cittadini, giustamente, non possono entrare nel dettaglio decisionale -.
Continuando con questo comportamento, Lei, non merita di essere conosciuta. O forse non la meritano quelli che non vogliono conoscerla. O, molto probabilmente, non la merita chi la tiene in mano.

Nonostante tutto ciò, è quotidianamente sulla bocca di tutti. Di gente che la maltratta, che la denigra, di gente che, non conoscendola, si fa assecondare i pensieri da chi la conosce ancora meno. E’ il capro espiatorio di qualsiasi argomento.

Giornalmente le gettano del fango addosso. La ledono da dentro. Partiti nazionalisti che hanno dimenticato che Lei è stata costruita a testamento unico di tutti i testamenti nazionali costruiti col sangue di chi ha combattuto non solo per la sua ma anche per la nostra, per la mia, libertà. Per il mio  futuro.

Ma forse davvero non la meritiamo. Forse è ancora troppo presto. Forse non abbiamo avuto modo di lasciarci corteggiare, di lasciarla fare. Forse abbiamo lasciato altre persone a farsela. A maltrattarla. Ad usarla per i propri interessi e poi abbandonarla come se niente fosse.

Ma per favore, voi ragazzi, miei coetanei, uomini, donne, padri e madri di famiglia del futuro: non lasciatevi abbindolare da chi segue solo i propri interessi. Bastano due giorni per conoscerla. Due giorni in giro, su di lei, per capire le sue potenzialità. Ovunque vediate una bandiera blu a stelle gialle sappiate che quell’autostrada, quel palazzo, quell’asilo, quel servizio, quel prodotto, è suo. Ogni volta che non servirà un permesso di soggiorno per entrare in un Paese straniero, ricordate che è merito suo. Per ogni curriculum inviato fuori dal vostro Paese, per ogni volta che chiederete aiuto ad un’ambasciata della vostra comunità, per ogni fila controlli che eviterete, per ogni prodotto certificato che acquisterete, per ogni pacco spedito, per tutte le spese doganali non più pagate, ricordate che è merito suo. Che è merito di quella comunità che in tanti odiano.

Quindi, per favore, mamma e papà, non distruggete il mio futuro. Non distruggete la cosa più bella che ci avete lasciato. Non allontanatemi dalla mia comunità, che è la mia nazione, che è la mia città.



Per favore, non fatelo.